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«Mi picchiava perché non sapevo cucinare i piatti marocchini. Perché avevo una vitalità diversa da quella delle donne arabe. Mi ripeteva sempre che mi dovevo ricordare che ero araba».
È con queste parole che una giovane marocchina di 28 anni, in Italia da quando ne aveva 16, ha raccontato ieri in Tribunale i tre mesi d’inferno che avrebbe trascorso con un connazionale di 36 anni. Ora l’uomo è sotto accusa per le ipotesi di reato di violenza sessuale, lesioni derivanti da questi rapporti controvoglia, violenza privata e furto. Non è la prima volta che si trova ad avere a che fare con la giustizia italiana. Sempre per reati collegati alla breve e turbolenta relazione che lo ha legato alla connazionale. Il 22 luglio del 2009 le forze dell'ordine lo trovarono, secondo l'accusa, a casa di lei, steso dietro al divano, con in mano un coltello. Arrestato e accusato di violazione di domicilio, poco dopo venne condannato per direttissima a 2 anni e 4 mesi. Pena divenuta esecutiva in quanto mai appellata. I fatti per i quali si era a processo ieri, invece, sarebbero quelli antecedenti l'arresto.di Lorenzo Zoli
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