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(Fonte: RovigoOggi) - Il senatore Giovanni Endrizzi, assieme al gruppo del M5s, vuole l’istituzione di una commissione d’inchiesta per vigilare su tutte le aziende partecipate dalla pubblica amministrazione - Il vero costo della politica arriva in larga parte anche dagli enti di secondo livello, le cosiddette società partecipate, la storia insegna che molte di esse si sono trasformate nel tempo "a stipendifici dove la politica può “sistemare” gli amici o famigliari".
Il senatore Giovanni Endrizzi del Movimento cinque stelle ha presentato un disegno di legge per l’istituzione di una commissione parlamentare che vigili a tutti i livelli, dalla regione ai comuni.
Intendono fare le pulci a tutti i conti di tutte le aziende partecipate d’Italia, il Movimento cinque stelle vuole vederci chiaro ed analizzare sino in fondo i costi della politica. Il senatore rodigino, Giovanni Endrizzi, ha presentato un disegno di legge per la costituzione di una commissione parlamentare per analizzare la situazione.
Un tema assai scottante che già in passato era stato presentato in Parlamento e che puntualmente è stato cassato. “La nostra azione certo non si ferma ad un deposito di una legge o ad una conferenza stampa - afferma Endrizzi - Attraverso la nostra rete capillare di gruppi territoriali, lanceremo una serie di iniziative, come richieste di accesso agli atti, ricognizione sui costi e controllo sui bilanci disponibili e sensibilizzazione delle cittadinanze. Con un solo e unico scopo: rivelare a tutti i cittadini l'inganno a cui sono stati sottoposti e riportare la dignità e l'etica del bene comune al centro del servizio pubblico”.
Gli esponenti del M5s utilizzano il rapporto di Confindustria nazionale come base di partenza per analizzare il costo delle partecipate: al 2012 risultano circa 40 mila partecipazioni possedute da amministrazioni pubbliche, in quasi 8 mila organismi esterni. Per il Commissario della spending review circa 7 mila sono quelle di primo livello, mentre 13.500 circa dovrebbero essere quelle di secondo o addirittura terzo livello; poi c'è la Corte dei Conti che si limita a fornire dati sulle partecipate controllate dagli enti territoriali che comunica una varietà di dati a seconda che si tratti di partecipate regionali o provinciali o comunali. Il tutto per un giro di affari di 34,8 miliardi di euro.
“L'unica verità che si conosce è che gran parte di questi organismi sono nati, a livello locale, per aggirare i vincoli di finanza pubblica, in particolare il patto di stabilità interno. Purtroppo, sono nati come strumento per mantenere il consenso politico attraverso l’elargizione di posti di lavoro - afferma Endrizzi -l’amministratore pubblico tende ad aumentare il numero di dirigenti, i quadri impiegatizi addirittura creando funzioni operative inutili al solo scopo di collocare parenti o sostenitori politici”.
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